
La ruminazione può essere definita come un pensiero ripetitivo e ricorrente volto a cercare le cause della propria sofferenza.
Ruminare è un’esperienza comune e non esclusiva di chi soffre di un disturbo psicologico. Ad esempio, a chiunque può essere capitato di restare intrappolati in una serie di domande del tipo: “Perché capitano tutte e sempre a me?”; “Perché sono così sfortunato?”; “Perché attiro sempre partner sbagliati?”; “Perché tutti si approfittano di me?”; “Perché nessuno mi chiede di uscire?”
Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questo fenomeno ha breve durata.
Perché la ruminazione è una modalità disfunzionale di pensiero?
Quando si rumina l’attenzione è spostata totalmente sulle proprie sensazioni e sui propri pensieri, allo scopo di comprenderne il significato, le cause e le conseguenze del proprio stato d’animo. Chi pensa troppo e va in overthinking a volte erroneamente crede che per risolvere i problemi sia necessario pensarci molto a lungo. In realtà sappiamo che non è così, perché il pensiero, superata una certa soglia, produce un effetto di paralisi e impotenza poiché si amplifica la percezione di non essere in grado di fronteggiare la situazione e nel contempo non vengono valutate eventuali alternative che possano produrre soluzioni più adeguate al raggiungimento di scopi ritenuti fondamentali. Vale a dire che la ruminazione fa rimanere bloccati nei propri pensieri più che agire nell’ambiente circostante con un conseguente abbassamento dell’umore.
La ruminazione, a differenza del rimuginio, si ritrova più facilmente nei sintomi di matrice depressiva. Ci sono dati concreti a sostegno del fatto che la ruminazione sia coinvolta nella genesi e nel mantenimento della depressione.
Come mai si rumina?
Perdite, fallimenti personali o gli obiettivi non raggiunti possono generare un pensiero ricorrente al fine di dare senso a un evento o di risolvere un problema. La ruminazione può nascere anche dalla percezione di uno stato di discrepanza tra lo stato attuale e quello desiderato. Ad esempio, può innescarsi quando ci si prefissa degli obiettivi difficili da perseguire (perché irraggiungibili o perché sono al di fuori del nostro controllo) ma allo stesso tempo non si riesce ad abbandonarli perché ritenuti fondamentali.
Può essere usata per avere una percezione di controllo e di certezza che un evento, considerato spiacevole e/o doloroso, non si ripresenti. In altre situazioni può fungere da “spinta motivazionale”, cioè alcune persone ritengono che riflettere sulle proprie caratteristiche negative sia fondamentale per migliorarsi ed evitare il Sé indesiderato.
Spesso la ruminazione si focalizza su delle situazioni ritenute rischiose, difficili o complicate, e pensare a cosa potrebbe andare storto risulta più sicuro dell’agire nel mondo e dell’affrontare il rischio che le cose vadano male, evitando così il fallimento o il senso di umiliazione.
Le situazioni qui descritte sono solo alcune delle possibili motivazioni che possono far sorgere il pensiero ripetitivo ma, è evidente come la ruminazione rappresenti una strategia di evitamento. L’evitamento risulta controproducente perché impedisce alla persona di entrare in contatto con il reale problema e dunque a non poterlo affrontare per risolverlo.
Inoltre, se viene utilizzata in maniera continuativa potrebbe diventare una sorta di abitudine mentale cioè un comportamento messo in atto in maniera non consapevole, priva di intenzionalità e controllo.
Trattamento del pensiero ricorrente
Un percorso di psicoterapia risulta fondamentale per poter individuare il circolo vizioso che si viene a creare e a individuare delle strategie più funzionali al fine di interromperlo. Le tecniche utilizzate possono essere diverse, ad esempio: training attentivo, esposizione in immaginazione, esercizi comportamentali e tecniche di mindfulness.
Come detto prima, la ruminazione può diventare una sorta di abitudine mentale per cui, inizialmente, sarà difficile da modificare e potrebbe ripresentarsi in alcune condizioni particolarmente stressanti.
Il primo passo per modificare questo stile di pensiero è quello di individuare le situazione che sembrano “attivare” la ruminazione; risulta fondamentale individuare i trigger della ruminazione poiché questo porta a una maggiore consapevolezza e dunque aiuta a individuare possibili strategie alternative. Altro aspetto a cui prestare attenzione è il modo in cui i pensieri si manifestano, solitamente tendono a iniziare con una domanda: “perché è capitato a me?”. In questo caso si potrebbe provare a definire il problema o la preoccupazione e, invece che porsi domande di tipo “perché”, ma a definire “cosa potrei fare ora?”; “Come posso fare per risolvere questo problema?”. Questa tipologia di domanda porta ad individuare un piano d’azione per poter affrontare la situazione.
Obiettivi terapeutici
Un obiettivo terapeutico potrebbe essere quello di interrompere il pensiero ripetitivo per svilupparne uno più adattivo e funzionale. Risulta fondamentale fornire delle strategie alternative alla ruminazione che siano più efficaci per la gestione delle difficoltà e delle situazioni temute. Altro aspetto di grande importanza risulta il potenziamento del problem solving che consente di agire nel mondo piuttosto che restare intrappolati nella catena dei pensieri.
L’interruzione della ruminazione ha come conseguenza quella di alleviare la sofferenza e l’abbassamento dell’umore.
Tuttavia risulta fondamentale ribadire che la ruminazione è una modalità comune, frequente e talvolta utile per fronteggiare difficoltà e obiettivi non raggiunti. Non rappresenta una forma di inadeguatezza o di debolezza. Ad esempio, se immaginassimo noi stessi di fronte alla chiusura di un rapporto importante, chi di noi non cercherebbe una spiegazione?
La teoria alla base è che se i nostri pensieri restano focalizzati molto a lungo sul cercare di capire le cause che hanno portato alla fine della relazione, magari soffermandoci troppo a lungo su aspetti negativi del sé, sulle sensazioni di tristezza per la fine del rapporto, questo può portare a un conseguente abbassamento dell’umore e a restare intrappolati in una catena di domande a cui non possiamo fornire una risposta reale e a sviluppare così un piano di azione nel mondo.
Bibliografia
- Watkins E. R., (2018). La terapia cognitivo comportamentale focalizzata sulla ruminazione per la depressione. Erickson, Trento.
- Wells A. (2018). Terapia metacognitiva dei disturbi d’ansia e della depressione. Erickson, Trento.